sabato 7 novembre 2009

Mozione numero 1
“Fronte Indipendentista Lombardia: testimonianza, identità, antagonismo politico, Futuro”
15 ottobre 2009

Non vorrei fosse travisato il significato di questa serata che ben lungi dall’essere il ritrovo informale di alcuni amici è, pur in questa atmosfera decisamente spartana, il secondo congresso nazionale del Nostro Movimento. Non una serata di tristezza ma di gioia (1), non una serata di divisione ma di unità (2), non una serata di ricordi ma di progetti (3).

1) Siamo vivi e abbiamo ripreso in mano il nostro futuro.
Dopo un anno in cui il Fronte era entrato in un odioso e miserevole limbo politico e ideologico di un’alleanza incerta e raccogliticcia come quella di Lombardia Autonoma ( o meglio dire Lega Padana – Lombardia Autonoma) dove l’incertezza della gestione, la mancanza di chiarezza statutaria, la sostanziale anarchia e una grave ipoteca padronale avevano reso impossibile qualunque azione politica seria nell’ambito di un reale autonomismo e indipendentismo. Ne abbiamo preso atto in tempo prima che ulteriori passaggi ci portassero a perdere ulteriormente in dignità di fronte a quel piccolo bacino di consensi raccolto .
Il Fronte riprende stasera la sua piena libertà d’azione, si può posizionare in piena libertà all’interno del dibattito politico, può senza legacci giudicare e segnalare alla pubblica opinione tutte quello che sa di stortura, di manomissione, di abuso, di compravendita politica, di mercimonio ai danni del popolo lombardo.
Un popolo beninteso che non sempre si meriterebbe il nostro aiuto, diviso e impestato com’è dal qualunquismo, dall’appiattimento sul bipolarismo italiano, dal correre “in soccorso del vincitore”, dall’assunzione di modelli comportamentali e sociali molto lontani dalla nostra identità ma più vicini ad una mentalità levantina e affaristica. Ma le ragioni della nostra Heimat di appartenenza vanno al di là del pur desolante quadro.

2) Non è una serata di divisione ma di unità: infatti non ci allontaniamo da nulla ma continuiamo semplicemente quel cammino iniziato il 1 maggio 2006 a Cazzago San Martino (Bs), in piena coerenza coi principi che stabilimmo allora. Senza soluzione di continuità, riprendiamo semplicemente e normalmente, sotto le insegne di quest’ aquila bicipite simbolo di quella Mitteleuropa imperiale cui, da lombardi, sentiamo di appartenere, insegne onorate e immacolate non profanate da alleanze e doppiezze ideologiche profananti e contaminanti. Tra chi riprende in mano questa bandiera, ci sono gran parte di quei fondatori che sottoscrissero la fondazione del movimento il 7 luglio 2006.

3) Perché quindi questa non sia solo una serata di ricordi e di piccole e grandi battaglie elettorali ma di progetti, il Fronte deve avere il coraggio di rileggere la sua storia, per cogliere i grandi errori che hanno caratterizzato la precedente gestione, per cogliere il suo “peccato originale”, quello di essere nato più per reazione che per un vero progetto, più per evento occasionale che con un vero programma. Quindi, senza alcuna vera e meditata piattaforma programmatica, con un procedere tortuoso e contraddittorio il Fronte ha contribuito a disperdere
tutte quelle forze sane che anelavano ad un ritorno a vario titolo al secessionismo all’indipendentismo, ha contributo ad reincanalare la protesta nei normali binari dell’elettoralismo all’italiana, ha demotivato i coraggiosi, allontanato i critici, spezzato la volontà degli innovatori, pescando a volte in un sottobosco politico assai discutibile. Se vogliamo ricostruire, dobbiamo quindi guardare in faccia alla realtà e solo da lì ripartire in modo costruttivo e se necessario rompendo gran parte degli schemi mentali della precedente gestione.
Mai più una smodata gestione personalistica e autocratica del movimento, mai più una ricerca ossessiva dell’appuntamento elettorale, mai più l’appuntarsi casuale sulle novità nella cronaca, mai più il cavalcare un tema d’occasione per poi dimenticarlo un istante dopo, mai più contatti politici pubblici o privati (né tantomeno alleanze) con movimenti politici e culturali che non condividano almeno una visione post-italiana e post-bipolare della politica, mai più contatti con la Lega Nord, mai più una mentalità leghista nella gestione della politica. Siamo frontisti e non abbiamo nulla in comune con la Lega sotto NESSUN aspetto, non siamo né fratelli, né cugini. Più serietà, più organizzazione, meno attivismo, un’azione su medio, lungo, lunghissimo termine, utilizzo continuativo dei media, specialmente internet, un’azione che sia decisamente meno partitica e più identitaria e culturale.
Sarà necessario riprendere i contatti con “I Veneti”, con il Pnv, col “Front Furlan”, coi sardisti e i movimenti meridionalisti neoborbonici e sarà importantissimo prendere finalmente (e sottolineo finalmente) esempio dal magistero e dall’esperienza dei grandi indipendentismi europei, non oscure bandierine da sventolare all’occorrenza.
Parlo ovviamente degli stilemi comunicativi del Vlaams Belang fiammingo, dell’Adsav bretone, dei movimenti politici baschi, catalanisti, galizisti, corsi, occitanisti, trentino-tirolesi, che dovranno essere da noi accuratamente studiati.
I temi securistici e anti-immigrazionistici dovranno essere, pur ribadendo la nostra profonda attenzione alla centralità dello Ius sanguinis, molto marginali a favore di un discorso identitario e indipendentista.
Proprio per questo sarà importante un utilizzo costante del bilinguismo (italiano-lingua locale) nei principali comunicati: ben al di là dell’aspetto folclorico, questa disciplina è essenziale per un progressivo sviluppo di un discorso indipendentista degno di questo nome. In una gestione collegiale e poco burocratica, c’è il germe per responsabilizzare i gruppi provinciali e locali, sarà cura di nominare un ufficio politico di giovani indipendentisti che possano trasmettere e trasformare in comunicatri politici le segnalazioni che provengano dalle sezioni locali.
Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo inevitabile passaggio: Gianmario Marcante e Giovanni Stefanazzi, Giorgio Galli presidente uscente del Fronte, il militante Davide Alemanni per la consulenza giuridica e i consiglieri nazionali Giovanni Roversi e Alessandro Ceresoli per avermi fatto comprendere la gravità della situazione, in tempi non ancora sospetti.
E soprattutto per quella brava e onesta gente del Fronte che con la sua determinazione e onestà, è d’esempio per noi, militanti più giovani, è, per servirla e aiutarla, che mi candido alla segreteria del Fronte Indipendentista Lombardia.
Lombardia libera!

Piergiorgio Seveso

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